La pianta del Carciofo ha origini mediterranee ed appartiene alla famiglia delle Asteraceae.
Le foglie, i capolini e le radici del carciofo venivano consumati già in epoca greco-romana come alimenti, ma anche per scopi medicinali.
A partire dal IX secolo d.C. nel territorio napoletano, venne coltivato il cardo selvatico per sviluppare e ricavare la pianta del Carciofo con un anemone di grandi dimensioni, quasi del tutto commestibile; da lì la coltivazione si diffuse ulteriormente nella Spagna musulmana e nel Maghreb.
Il Carciofo coltivato ampiamente nel passato, viene tutt’oggi apprezzato come coleretico e diuretico, il che significa che possiede dei componenti che, rispettivamente, stimolano la secrezione di bile e di urina nel nostro organismo. Il corpo umano richiede la bile per abbattere i grassi; pertanto, l’azione coleretica di questo composto gioca un ruolo importante nel processo di digestione. Ciò che stimola la produzione di bile è un costituente biologicamente attivo e presente in grandi quantità nel carciofo, noto come cinarina.
Il nome di questo composto ci porta alla mente quello di una nota bevanda alcolica, prodotta già negli anni ’60: il gusto e la consistenza stuzzicante di questo digestivo hanno reso il carciofo un ortaggio popolare anche nell’industria delle bevande.
Dai capolini consumati freschi, crudi, bolliti, al vapore o fritti, ai carducci e alle foglie fresche o secche utilizzate per la produzione di aperitivi e digestivi, è facile per tutti trovare una forma adatta per ingerire il Carciofo e sfruttare i tanti benefici che ha da offrire “contro il logorìo della vita moderna” (Carosello anni ’60 con Ernesto Calindri).